16 Gennaio2023

Santagostino con Unipol punta a 600 centri in tutta Italia. Primo sbarco a Roma

Santagostino

A dicembre la notizia dell’acquisizione da parte di UnipolSai. E ora il Centro Medico “Santagostino” punta a un miliardo di fatturato, per essere l’unico operatore privato della salute su scala nazionale. Intervista all’amministratore delegato Luca Foresti. Roma la prima tappa per crescere

L’obiettivo è più che ambizioso: diventare il primo operatore privato nel sistema sanitario nazionale. “Ci occorrevano spalle grosse; il nostro è un mercato che richiede grandi investimenti. L’acquisizione da parte di UnipolSai ci consentirà di perseguire il nostro piano con la certezza di poter avere risorse adeguate per arrivare ad almeno 600 centri medici in tutta Italia”. Luca Foresti è stato confermato al vertice di Santagostino anche dopo l’operazione che ha condotto l’azienda nel pieno controllo del Gruppo assicurativo. E può tracciare il programma di sviluppo. Oggi Santagostino conta 35 centri (per lo più concentrati in Lombardia e nell’area milanese), 220 dipendenti, oltre 1300 professionisti e un fatturato di circa 50 milioni di euro. “Nell’arco dei prossimi 7-10 anni vogliamo arrivare a 600 centri distribuiti in tutta Italia, in media un centro ogni 100mila abitanti. Prima le grandi città. Roma innanzitutto, dove abbiamo avuto l’autorizzazione per il nostro primo centro in piazza Cavour e siamo in attesa di altre due autorizzazioni (alla Garbatella e in via Goito). Poi Genova, Firenze, Torino, Bari. Le grandi città”.
UnipolSai ha sottoscritto il contratto di acquisizione, dal fondo d’investimento L-GAM, della totalità del capitale sociale di Società e Salute S.p.A., azienda operante nel settore della sanità privata con il brand commerciale “Santagostino”. Per Unipol l’operazione (voci non confermate parlano di un acquisto per 150 milioni) si colloca nell’ambito della direttrice strategica Beyond Insurance Enrichment del Piano Industriale 2022-2024 del Gruppo. L’operazione – lato acquirente – costituisce un importante tassello dell’ecosistema welfare, riguardante lo sviluppo e la gestione diretta di una rete di poliambulatori.

Per Santagostino è la condizione per progettare una crescita unica nel suo genere nel mercato della salute in Italia, dove i primi due operatori privati (San Donato e Humanitas) superano il fatturato di un miliardo di euro solo grazie al budget pubblico.

“Il nostro modello è diverso – spiega l’ad Foresti – nei nostri centri offriamo tutto il panorama dei servizi sanitari, tranne l’ospedalizzazione. Forniamo un’offerta di servizi di salute completa per le famiglie, dove è possibile fare analisi cliniche, esami radiologici, visite specialistiche, acquistare audioprotesi, occhiali, terapie psicologiche… tutto tranne il letto d’ospedale. Con un modello volto a garantire una patient experience di qualità a condizioni accessibili e con ridotti tempi di attesa, grazie anche all’innovazione tecnologica che costituisce uno dei fattori distintivi dell’azienda”.

Una prospettiva ambiziosa. Crescere in Italia vuol dire crescere in venti Regioni diverse, con regole diverse.

“Non chiediamo budget, ma solo autorizzazioni. Non pesiamo sulle risorse pubbliche. E’ vero che ogni Regione ha regole diverse per le autorizzazioni: in certi casi è solo un proforma, in altri i tempi sono un po’ più lunghi, come nel Lazio; in altri è ancora più difficile, come in Campania. Ma il nostro know-how amministrativo si accompagna a una grande qualità del servizio. Abbiamo costruito in questi anni un modello di sanità accessibile, smart, digitalizzata, che concilia prezzi calmierati, elevata qualità clinica e innovazione. Per Milano e hinterland siamo ormai una realtà ‘familiare’ per centinaia di migliaia di pazienti. Con UnipolSai siamo pronti a fare il grande salto”.

Il mercato della sanità privata è molto parcellizzato. C’è spazio per un operatore nazionale?

“E’ la nostra scommessa. Certamente la spesa sanitaria privata è molto articolata. Per una spesa di circa 45 miliardi solo il 10% è intermediato da Fondi o assicurazioni. Il resto è out of pocket. E si tratta di una spesa sanitaria privata che è proporzionale al reddito pro capite. In Lombardia prima del Covid la spesa sanitaria pro capite era di 600 euro l’anno. In Calabria di 300”.

Chi ha fatto l’affare? Unipol o Santagostino?

“Entrambi. Si tratta di una grande opportunità di sviluppo per Santagostino. E una grande opportunità di creare un’azienda leader in Italia per UnipolSai, un player di prima grandezza nel panorama italiano, con una forte attenzione al welfare nel suo complesso e una presenza già rilevante nella sanità privata. Il fatto che abbia scelto Santagostino per un suo consolidamento in questo settore a livello nazionale dimostra la validità del nostro modello, costruito in questi 14 anni di vita. Prima del Covid siamo cresciuti “green field”. Con il Covid la crescita si è bloccata, oggi possiamo guardare al futuro per crescita diretta o per acquisizioni. Grazie alle sinergie che potremo mettere in campo, sarà più facile raggiungere obiettivi ambiziosi: completare l’offerta clinica, diventando il primo erogatore di sanità privata in tutta Italia, ad alta qualità e accessibilità: insomma, la piattaforma di salute degli italiani, basata su accessibilità e forte componente digitale. Dopo 14 anni in cui abbiamo lavorato alacremente per definire un modello di sanità all’avanguardia, ora possiamo entrare in tutta Italia a testa alta e con le risorse necessarie”.

Le sfide principali?

“Innanzitutto, trovare professionisti nuovi che condividano il nostro progetto. Non è banale l’arruolamento dei medici e dei professionisti sanitari in generale. La pianificazione territoriale ha bisogno di un geomarketing adeguato. In ogni territorio ci sono specificità e mix pubblico-privato diverso. Non a caso l’offerta privata esistente in sanità ha oggi una dimensione provinciale. Non ci sono operatori privati nazionali. Noi puntiamo a quello. Una chiave di volta, o se preferisce una sfida ulteriore, è quella della tecnologia. E anche in questo caso servono risorse finanziarie, che al nostro nuovo azionista non mancano”.

Marco Barbieri

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